Il Pittore Emilio Vacchetti (La Rocca Nuova)

Vacchetti
Emilio Vacchetti

Desidererei catturare la vostra attenzione raccontandovi la storia che le mura del nostro B&B ci narrano, in particolar modo la vita dell'artista Emilio Vacchetti.
La storia narra del sesto di otto figli di nome Emilio nato in quel di Carrù sul finire del 1800 dalla modesta famiglia Vacchetti. Una famiglia dove la curiosità del sapere (solleticata anche dal padre insegnante) e delle arti nelle più svariate forme quali: musica, pittura, recitazione e poesia hanno trovato un grembo favorevole per germinare, per poi far fiorire personalità importanti che hanno dato il loro contributo non sono a livello locale. In particolare ci soffermeremo su Emilio.

Prima bimbo, poi uomo ed infine un artista dal temperamento fermo e delicato. Come delicate erano le sue pennellate che impresse sulla bianca tela, regalavano letteralmente vita ai fiori. Il tema dei fiori, molto caro all'artista, era il mezzo con il quale egli riusciva ad esprimere, grazie a semplici soggetti, il suo carattere, sensibile e intellettualmente aperto. Il tutto è magistralmente espresso nell'opera del Vacchetti intitolata “Fiori e Libri”, nella quale i soggetti ritratti ricalcano in pieno la sua personalità. Le pennellate pacate con colori tenui rimandano in modo attento alla realtà che si evidenzia sui particolari. Le tele si completano con uno sfondo sfumato e ombreggiato nel quale sembra che il pittore voglia leggere nell'animo e farci perdere con la mente.

La storia della vita del pittore ha un percorso intenso, infatti Emilio Vacchetti, terminate le Scuole Elementari, si trasferì a Torino presso il fratello maggiore Ignazio e poi, negli anni successivi, presso il fratello Pippo che giunto anche lui a Torino, aveva iniziato a frequentare i corsi dell'Accademia Albertina delle Belle Arti. Sempre a Torino, Emilio frequentò le Scuole Tecniche arricchendo il suo bagaglio culturale.

Iniziato alla pittura grazie all'entusiasmo del fratello, frequentò i corsi di figura presso l'Accademia Albertina, dove ebbe come guida: Paolo Gaidano e Giacomo Grosso. Per pagarsi le lezioni, andò a lavorare come apprendista litografo da Salussolia e in seguito da Doyen, specializzandosi nella tecnica cromolitografica. Attratto dalla caricatura, divenne collaboratore del “Pasquino” e del “Numero” giornali umoristici dei quali era grande animatore il più giovane dei fratelli Colmo: quell'Eugenio soprannominato “Golia” per la sua statura. I suoi fogli erano firmati: “Miliass” (Emilio in piemontese dispregiativo) o “Barot” (pertica) poiché giovanissimo Emilio, era alto e magro; soprannome che gli era stato affibbiato dall'amico di famiglia Matteo Olivero, verso il quale egli nutrì sempre grandissima stima e mantenne rapporti di grande amicizia. Agli inizi del millenovecento, assieme al fratello Sandro lavorò per il cinema, realizzando oltre quattrocento manifesti.

La Rocca si pregia di ospitarvi nelle mura che hanno cullato e cresciuto Emilio Vacchetti. Si puòammirare all'entrata del B&B il suo autoritratto e due magnifici quadri rappresentanti quei meravigliosi fiori tanto amati da Emilio. Per continuare a rendere omaggio a questo personaggio dal cuore timido e sincero, abbiamo scelto una poesia scritta dell'amico Giovanni Alesina apposta davanti la sala colazioni che aprendosi sulle langhe, riesce ad emanare un dolce eco nel ricordo del Nostro Artista Emilio Vacchetti:

'L TRASSOT

L'è ‘n ci trassot cintà da ‘na ringhiera, ch'a l'ha per tejtt ‘n spess feujage ‘d vis (sai nen se a l'è dossett o l‘ è barbera, sai mac ch'a l'è ‘n canton es paradis).

Davanti a chiel , la Langa vinatera Asterma ‘n mess le vigne i so pajis E mostra sue richesse ‘n t 'na giojera Ch'a brila al sol parej ‘un bel soris...

Fermese ‘n momentin su col trassot Quand che la neujt l'è rota dai ciajrin ‘d le stejle ,e dai ciochè robato i bott Ch'a segno j ore e marco ‘l nost destin, l'è bel seugnè con j‘euj dovert, Barott.

Lì ti ‘t desmentij ‘l mond e i so sagrin

IL TERRAZZINO

E' un piccolo terrazzino recintato da una ringhiera, che ha per tetto un fitto fogliame di vite (non so se è dolcetto e se è barbera, so soltanto che è un angolo di paradiso).

Davanti a lui, la Langa vinaiola Nasconde in mezzo alle vigne i suoi paesi Ed espone i suoi tesori in una vetrina Che brilla al sole come un sorriso.

Fermarsi un momento su quel terrazzino Quando la notte è rotta sai tenui chiarori Delle stelle, e dal campanile cadono i rintocchi Che segnano le ore e marcano il nostro destino, è bello sognare con gli occhi aperti, Barot:

lì tu dimentichi il mondo e le sue angustie